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Terra crua. Introduzione di Andrea Mura

Terra Crua. Abitare la terra (in collaborazione con l'Associazione delle Città della Terra Cruda e Associazione Casa Pittau)
La terra cruda è oggi considerato il materiale per la bio-architettura più diffuso al mondo; si conta che oltre metà della popolazione mondiale viva in case di terra. La Sardegna è la regione europea che ha il patrimonio in terra più ricco, si contano oltre cinquantamila case costruite con questa tecnica, soppiantata dal cemento negli anni 70 e che di recente è tornato in auge anche grazie a diverse iniziative volute da vari comuni sardi interessati a tutelare il loro patrimonio storico-architettonico. Negli scatti in bianco e nero di Mauro Liggi ritroviamo descritti con sensibilità e accuratezza i vari passaggi per la realizzazione dei “ladiri”, i mattoni in terra, alla base di queste storiche costruzioni. Liggi ci riporta fedelmente i gesti, le azioni, la matericità dell’elemento terra, portandoci a riscoprire un aspetto importante del passato che parla fortemente al nostro futuro per le sue proprietà di riuso e sostenibilità.
Andrea Mura - Regista

“Da bambino ho avuto modo di conoscere e di vedere come si faceva il “mattone crudo” cosidetto “lardini” dalle parti di Oristano e frazioni.
Si cercava un terreno possibilmente composto da terra di tipo argillosa, i cosidetti “mattoni crudi” si faceva e si realizzavano sul posto, si predisponeva il mucchio di terra da impiegare e ancora asciutta si mischiava della paglia la quale faceva da legante,in seguito si aggiungeva dell’acqua mai abbondante in quanto non doveva sgranare la terra, si mischiava tutto l’insieme non con mezzi meccanici ma con le pale ma sopratutto con i piedi, si calpestava fino a quando non si otteneva un impasto consistente a piacere degli esperti.
Alla realizzazione de su “ladrini” partecipavano intere famiglie sopratutto “sa picciocalla” veniva impiegata a calpestare l’impasto. Era certo che i fanghi ai piedi te li facevi senza andare alla mutua. I grandi pensavano ai lavori pesanti e a “sbuidai croccorigasas de biu“. Prima di produrre il primo “lardini” si spianava li vicino un’area abbastanza grande per deporre con le formine i relativi manufatti. Una volta iniziati a sfornare i pezzi, si riempivano le formine e con dei movimenti sincronizzati e veloci si occupava tutta l’area spianata di mattoni “de lardini”.
Questi non venivano spostati se non dopo asciugati al sole e all’aria aperta. Dopo la loro avvenuta essicazione venivano accatastati centinaia, migliaia di mattoni crudi pronti ad essere impiegati per la costruzione di una nuova casa.”
Testimonianza di Antonio Perra, San Gavino Monreale
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